Requisiti legali per aprire un centro scommesse: cosa sapere prima di iniziare

Avviare un centro scommesse in Italia è un’operazione che richiede ben più della semplice disponibilità economica. Si tratta di un’attività imprenditoriale a tutti gli effetti, regolata da un quadro normativo articolato, che coinvolge non solo la normativa nazionale sul gioco pubblico ma anche una serie di vincoli legati all’idoneità personale, alla forma giuridica dell’impresa e alla localizzazione dell’attività. Per chi sta valutando questo settore come possibile ambito di investimento, è essenziale acquisire un primo orientamento su questi aspetti, in modo da capire fin da subito se il progetto è realmente realizzabile e in quali tempi.

Il mercato del gioco legale in Italia è altamente regolamentato, e proprio per questo è in grado di offrire un contesto relativamente stabile per chi desidera investire in un’attività commerciale. L’apertura di un centro scommesse non è un processo semplice né improvvisabile: è necessario conoscere la normativa, selezionare con attenzione il partner giusto, valutare correttamente il locale e presentare un’istruttoria impeccabile dal punto di vista documentale. Per questo motivo, è sempre consigliabile farsi affiancare da un consulente esperto del settore su aprirecentroscommesse.com, capace di guidare ogni fase con professionalità, prevenendo errori che potrebbero compromettere l’intero progetto. Entrare nel mondo del gioco legale può essere una scelta vincente, a patto di partire con le idee chiare e il supporto giusto.

Chi può aprire un centro scommesse?

Il primo livello di requisiti riguarda la persona fisica o giuridica che intende gestire il punto scommesse. In Italia, solo soggetti in possesso di determinati requisiti morali e professionali possono essere autorizzati ad avviare attività connesse alla raccolta di scommesse. In particolare, è richiesto che l’imprenditore (o gli amministratori della società, se si tratta di una persona giuridica) non abbia riportato condanne penali per reati gravi e non sia stato coinvolto in procedimenti per violazioni della normativa sul gioco o in ambiti come il riciclaggio, l’evasione fiscale o la criminalità organizzata.

A questi criteri si aggiungono le verifiche antimafia, regolate dal D.Lgs. n. 159/2011, che impongono una valutazione preventiva da parte della Prefettura territorialmente competente. Solo chi risulta “pulito” sotto il profilo giudiziario può essere coinvolto nella gestione di un’attività legata al gioco pubblico. Questo perché il settore è considerato particolarmente sensibile e soggetto a infiltrazioni illecite: per questo motivo, l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (ADM) opera controlli molto rigorosi prima di autorizzare qualsiasi nuova apertura.

La forma societaria e il legame con un concessionario ADM

Un centro scommesse non può operare in maniera autonoma: per raccogliere scommesse legali è necessario essere collegati a una concessione ADM. Questo può avvenire in due modi: partecipando direttamente a un bando pubblico per ottenere una concessione, oppure affiliandosi a un concessionario già attivo sul territorio nazionale.

Nel primo caso si tratta di un’opzione complessa e molto onerosa, adatta a gruppi imprenditoriali strutturati. Nella maggior parte dei casi, invece, l’imprenditore apre un punto scommesse come agenzia o punto affiliato di un concessionario già esistente. In questo contesto, la forma giuridica più diffusa è quella della società a responsabilità limitata (SRL) o della ditta individuale, purché l’organizzazione risponda ai requisiti fiscali, patrimoniali e amministrativi stabiliti dalla normativa.

Requisiti urbanistici e distanze dai luoghi sensibili

Uno degli ostacoli più sottovalutati da chi si avvicina a questo settore riguarda la scelta della sede operativa. La normativa nazionale delega alle Regioni e ai Comuni il compito di stabilire regole sull’ubicazione dei punti gioco. In molte zone d’Italia sono in vigore leggi regionali sul gioco responsabile che impongono limiti molto stringenti: il più comune è quello delle cosiddette distanze minime dai luoghi sensibili.

Scuole, parrocchie, centri sportivi, strutture per minori, ospedali, sono solo alcuni degli edifici che, in base alla normativa locale, possono impedire l’apertura di un punto scommesse nelle immediate vicinanze. La distanza richiesta varia da Regione a Regione e può andare da 300 a 500 metri in linea d’aria. Questo significa che molti locali commerciali, anche se liberi e disponibili, non possono essere utilizzati per questa attività, rendendo fondamentale un’analisi preventiva del territorio.

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